Dal momento in cui il crowdfunding ha cominciato a diffondersi in Italia, nuovi soggetti finanziatori e nuove possibilità di investimento si sono affermate nel mercato italiano, andando ad integrare il tradizionale sistema dei finanziamenti concessi dalle banche.
Il crowdfunding, ricordiamolo, rappresenta un canale alternativo di finanziamento che consente ad una moltitudine di soggetti indistinti di supportare progetti e nuovi business, i quali non avrebbero potuto, altrimenti, usufruire delle soluzioni concesse dagli istituti bancari.
In particolare, complice della sua affermazione è stata la tecnologia, la quale ha permesso la rapida proliferazione di piattaforme web specializzate in grado di accogliere i nuovi progetti e di mettere in rapida comunicazione domanda e offerta. Tuttavia, per comprendere le ragioni che sono alla base della sua diffusione e del suo successo, dobbiamo partire dalle circostanze che hanno favorito la sua nascita.
Quando è perché è nato il crowdfunding
Il settore del crowdfunding, possiamo dire, ha conosciuto un rapido sviluppo a partire esattamente dagli anni della grande crisi finanziaria del 2008, che ha finito per sconvolgere negativamente, prima l’economia globale e poi, inevitabilmente, l’intera economia reale.
Tale crisi, avvenuta a partire dal 2008, ha dunque messo in difficoltà soprattutto il settore delle PMI, nel momento in cui gli istituti bancari si sono dimostrati sempre più restii alla concessione di finanziamenti e prestiti, irrigidendo pesantemente i criteri con cui cui valutare il merito creditizio. Fu così, che nel periodo compreso tra il 2009 e il 2013, l’erogazione di prestiti e dei finanziamenti diminuì drasticamente del 4,1% (fonte: ISTAT) causando un impatto fortemente negativo su tutta l’economia reale.
Di conseguenza le modalità di finanziamento, nel corso degli anni, si sono altamente modificate con la nascita di strumenti di finanziamento alternativi, come il crowdfunding, che riducono drasticamente la dipendenza dal credito bancario dei soggetti richiedenti ed offrono soluzioni di finanziamento più innovative e più “democratiche” .
Nel dettaglio, gli effetti della crisi finanziaria hanno innescato il fenomeno del Credit Crunch, che letteralmente significa “stretta creditizia”, il quale ha reso necessario nel corso degli anni un generale ripensamento dei sistemi di finanziamento a disposizione soprattutto delle piccole e medie imprese, che costituiscono una grande fetta del tessuto imprenditoriale italiano.
Di fatto, nel momento più difficile della crisi, non esistevano sul mercato strumenti di finanziamento per le PMI che potessero rappresentare una credibile alternativa al credito bancario. Quindi, preso atto della debolezza strutturale bancaria che si era venuta a creare, è nata l’esigenza di ideare una nuova “filosofia finanziaria” e di provvedere alla disposizione di nuovi strumenti di finanziamento complementari a quelli tradizionali per rendere più agevole il finanziamento di PMI e altri business. Inoltre, tra questi, il crowdfunding, si è fatto largo soprattutto tra i giovani imprenditori, molto spesso sprovvisti di capitali propri e di garanzie da offrire alle banche.
Le piattaforme di Lending diventano nuovi istituti di pagamento
L’affermarsi del crowdfunding tra i sistemi di finanziamento tradizionali è stato favorito, senza ombra di dubbio, da una maggiore attenzione nei confronti della regolamentazione normativa del lending crowdfunding.
In particolare, l’entrata in vigore del D.L. 11/2010, attuativo della Direttiva Europea 2007/64/EC, consentì alla Banca D’Italia di inquadrare le piattaforme di lending crowdfunding sotto la categoria di istituti di pagamento, istituendo nel concreto una nuova categoria di operatori, provenienti da settori non finanziari autorizzati nell’effettuare ordini di pagamento.
Successivamente, nel 2016, la Banca D’Italia emanò un nuovo provvedimento con Delibera 584/2016 contenente ulteriori disposizioni per la raccolta del risparmio dei soggetti diversi dalle banche. Questa misura, nello specifico, ebbe lo scopo di inquadrare dal punto di vista normativo le forme di finanziamento alternative al tradizionale canale bancario, istituendo il social lending, con cui entrano in gioco nuovi soggetti prestatori, tra cui piccoli risparmiatori o investitori istituzionali.
Pertanto, se da un lato l’attività del gestore della piattaforma è autorizzata in qualità di una prestazione di servizi di pagamento, la raccolta dei fondi viene autorizzata nel momento in cui prestatori e richiedenti riescono ad osservare i vincoli contrattuali mettendo in atto una trattativa personalizzata.
Con l’Equity Crowdfunding crescono le opportunità di finanziamento per le PMI
Il primo Paese in Europa ad aver disciplinato dal punto di vista normativo l’equity crowdfunding è stata l’Italia. Nella fattispecie la normativa ha dunque creato nuove opportunità di investimento per le imprese che necessitano di fondi per avviare le proprie attività, con la finalità di dare un sostanziale impulso all’intera economia italiana.
Sebbene, inizialmente, la normativa fosse rivolta esclusivamente alle imprese con la qualifica di “start-up innovative”, è stato nel 2015 l’anno in cui attraverso il D. L. n. 3 del 24 gennaio che il fenomeno fu esteso anche alla categoria di “PMI innovative”.
Infine, bisognerà aspettare il 2017 affinché l’Equity venga esteso a tutte le PMI attraverso il Decreto Legge n. 50 del 24 aprile 2017.
D’altra parte, a partire dal 2019, con la Legge 148 del 30 dicembre 2018, sono state previste particolari detrazioni fiscali sul capitale investito rivolte sia alle persone fisiche, sia alle persone giuridiche. Per le persone fisiche, è stata prevista una detrazione IRPEF con l’aliquota al 40% fino ad un investimento di 1.000.000 € annui, mentre per le persone giuridiche è stata prevista una deduzione IRES pari al 40% su un investimento annuo pari a 1.800.000 €.
Crowdfunding e istituti bancari: una possibile collaborazione
Fin dalla sua comparsa nel mercato dei finanziamenti, il crowdfunding ha ottenuto poca o scarsa considerazione da parte degli istituti bancari. Tuttavia, con il tempo, data la sua evidente crescita, le banche hanno cominciato a percepire il ruolo strategico che questa nuova forma di finanza collettiva, avrebbe potuto assumere nel più ampio mercato finanziario, aprendo le porte a possibili accordi operativi.
Questo tipo di collaborazione, tra banche e fintech, si rende pertanto una strada molto redditizia per entrambe le parti coinvolte. Infatti, mentre alle banche un possibile accordo consente di raggiungere particolari segmenti di clientela di richiedenti credito con l’ aumento di nuove possibilità di investimento, alle piattaforme di credito consente di ampliare l’offerta dei servizi proposti come la realizzazione di cartolarizzazioni e la differenziazione delle tipologie dei prestiti, aumentando di conseguenza i flussi di entrate.
A titolo di esempio, in Italia sono 3 le banche che hanno incluso nei loro servizi l’equity crowdfunding: Banco BPM, Banca Etica e Intesa San Paolo.
Conclusioni
Oggi il mercato della finanza alternativa, ed in particolare il crowdfunding, sta crescendo in modo esponenziale: moltiplicando le opportunità di accesso al credito e aumentando notevolmente il numero dei soggetti finanziatori, il crowdfunding si conferma come il nuovo motore dell’economia reale.
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