La rigenerazione urbana si sta affermando come uno dei motori chiave per trasformare il futuro delle città italiane, con un impatto profondo sul mercato immobiliare, sull’ambiente e sulla qualità della vita. Secondo il Secondo Rapporto Nazionale sulla Rigenerazione Urbana - Reputazione e infrastrutture: volano per la crescita delle comunità, redatto da Scenari Immobiliari in collaborazione con Urban Up | Unipol, il potenziale di sviluppo è straordinario: entro il 2050, si stimano 855 km² di suolo rigenerabile, equivalenti al 4,1% della superficie urbanizzata nazionale, con un’opportunità di oltre 320 milioni di metri quadrati di nuove superfici.
Questi dati non solo evidenziano l’urgenza di agire, ma anche l’enorme opportunità di trasformare il patrimonio esistente in motore di crescita sostenibile. La rigenerazione urbana va oltre la semplice risposta alla domanda di spazi abitativi e commerciali: è un catalizzatore di cambiamenti positivi, capace di promuovere comunità più resilienti, infrastrutture avanzate e una pianificazione urbana in armonia con l’ambiente.
In questo articolo esploreremo le prospettive offerte dalla rigenerazione urbana, il suo impatto economico e sociale e le strategie necessarie per cogliere appieno questa straordinaria opportunità di sviluppo.
Il 27 novembre 2024, Roma è stata teatro di un evento di grande rilevanza per il futuro delle città italiane: il convegno “FUTURE CITIES - RIGENERAZIONE IN VIAGGIO. Ruolo e dimensioni dello sviluppo delle grandi reti infrastrutturali a supporto della rigenerazione urbana”. Durante l’incontro sono stati presentati i risultati del Secondo Rapporto Nazionale sulla Rigenerazione Urbana - Reputazione e infrastrutture: volano per la crescita delle comunità, frutto della collaborazione tra Scenari Immobiliari e Urban Up | Unipol.
I dati emersi delineano un quadro di opportunità straordinarie: nei prossimi 26 anni, la rigenerazione urbana potrebbe generare un fatturato immobiliare industriale pari a 660 miliardi di euro, con ricadute economiche e sociali che raggiungeranno i 1.240 miliardi di euro. Anche le casse dello Stato saranno significativamente influenzate, grazie a un gettito fiscale aggiuntivo stimato tra 17,5 e 26 miliardi di euro annui.
Tuttavia, il valore della rigenerazione urbana non si ferma all’aspetto economico. Il rapporto evidenzia anche il suo impatto sul mercato del lavoro: si prevede la creazione di circa 100.000 nuovi posti nella filiera immobiliare, offrendo opportunità concrete a professionisti e imprese coinvolti nei progetti di trasformazione.
Questi numeri non solo dimostrano l’enorme potenziale economico e sociale della rigenerazione urbana, ma tracciano una visione strategica per il futuro del territorio italiano. In un contesto in cui sostenibilità e innovazione sono sempre più centrali, la rigenerazione urbana emerge come una risposta integrata e lungimirante, capace di ripensare le città per renderle più vivibili, resilienti e inclusive nei prossimi 25 anni.
La rigenerazione urbana, secondo la ricerca, si configura come un processo complesso e dinamico,in continua evoluzione. È profondamente influenzata da fattori globali e locali, tra cui i cicli del mercato immobiliare, le condizioni macroeconomiche, le tensioni geopolitiche e le crisi, sia globali che regionali. Tuttavia, uno degli elementi che emergono con crescente importanza è il ruolo strategico delle infrastrutture. Piani di sviluppo nazionali, regionali e comunali ben articolati possono fungere da acceleratori decisivi per la trasformazione urbana, consentendo di riqualificare ampie aree territoriali e di migliorare la qualità della vita anche al di fuori dei grandi poli urbani.
Per fare della rigenerazione urbana un autentico motore di qualità e innovazione, è essenziale affrontare le criticità infrastrutturali non solo nei loro aspetti contingenti, ma anche in quelli strutturali. Gli interventi infrastrutturali, sempre più integrati nei processi di riqualificazione e trasformazione, non sono una soluzione temporanea, ma un impegno che si evolve insieme alle esigenze del territorio. Essi devono rispondere sia all’obsolescenza edilizia sia ai rapidi cambiamenti socioeconomici che stanno ridefinendo il tessuto delle città.
Se le attuali tendenze saranno confermate, entro il 2050 l’Italia potrebbe contare su circa 855 km² di suolo rigenerabile, equivalenti a un potenziale di 320 milioni di metri quadrati di superficie edificabile. Le aree più coinvolte in questa trasformazione comprendono alcune delle principali direttrici urbane e infrastrutturali del Paese, come l’asse padano centro-orientale ed emiliano-romagnolo (Milano, Venezia, Reggio Emilia, Rimini) e il triangolo apulo-campano-lucano (Napoli, Foggia, Lecce, Taranto).
Altri poli strategici includono città come Torino, Genova, Firenze, Roma e Cagliari, dove gli interventi infrastrutturali stanno contribuendo a migliorare la reputazione urbana e a catalizzare i processi di rigenerazione. Anche i territori limitrofi, come Moncalieri, Sgonico, Sesto Fiorentino e Formello, stanno beneficiando di questo dinamismo, dimostrando che la rigenerazione urbana non è confinata ai grandi centri, ma genera un impatto diffuso e capillare sul territorio nazionale.
Questo scenario non ridisegna soltanto il volto delle città italiane, ma evidenzia come le infrastrutture siano la chiave per promuovere uno sviluppo sostenibile, competitivo e resiliente. La rigenerazione urbana si presenta quindi non solo come un’opportunità economica e sociale, ma anche come un percorso strategico verso una trasformazione equilibrata e inclusiva del territorio.
Durante il convegno, gli esperti hanno sottolineato come la rigenerazione urbana costituisca una leva strategica per trasformare un patrimonio immobiliare spesso obsoleto e inadatto alle esigenze attuali in risorse moderne e funzionali. Interventi mirati al recupero e alla valorizzazione degli edifici esistenti non solo riducono il consumo di suolo, ma rappresentano un’occasione unica per migliorare la qualità della vita e promuovere uno sviluppo armonico dal punto di vista sociale, economico e ambientale. Al centro di questi processi, è stata ribadita l'importanza di mettere le persone e l'ambiente già presenti sul territorio al primo posto.
Un punto cruciale emerso riguarda la necessità di trasformare le periferie urbane in nuove centralità, un obiettivo raggiungibile solo attraverso il corretto sviluppo infrastrutturale e una stretta collaborazione tra pubblico e privato. Questa sinergia è fondamentale per garantire una pianificazione condivisa che renda le città più equilibrate e policentriche, contrastando la tendenza alla concentrazione eccessiva di risorse nei centri storici o nei quartieri già consolidati.
Un altro aspetto evidenziato è la necessità di adottare un approccio dinamico e flessibile, in grado di rispondere alle mutevoli esigenze di residenti, lavoratori e visitatori. La capacità di adattare gli spazi urbani, sia fisici che funzionali, è vista come un elemento chiave per prevenire criticità economiche, sociali e ambientali. Solo così si possono costruire città che rimangano non solo vivibili, ma anche sostenibili e attrattive nel lungo periodo.
Il dibattito ha tracciato una visione ambiziosa e inclusiva: la rigenerazione urbana non può essere concepita come un intervento isolato, ma come un processo integrato e multifattoriale. Innovazione, sostenibilità e inclusione devono essere le colonne portanti di un cambiamento che non solo ridefinisca il volto delle città italiane, ma ne garantisca un futuro resiliente e prospero.
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