La rielezione di Donald Trump alla Casa Bianca riporta in primo piano gli effetti che le sue politiche economiche e commerciali potrebbero avere su scala globale, e naturalmente, anche sull’Italia.
Il ritorno di Trump segna infatti un ritorno al protezionismo: la sua strategia commerciale è orientata a potenziare la produzione e l’occupazione negli Stati Uniti, attraverso l’imposizione di dazi sulle importazioni e l’adozione di norme a favore dell’autosufficienza economica. Questo nuovo scenario comporta delle incertezze per le imprese italiane che operano sul mercato statunitense o che sono parte delle catene globali di approvvigionamento.
Con la sconfitta di Kamala Harris e dei democratici, dopo i controversi anni della presidenza Biden, potrebbero aprirsi nuovi scenari mondiali, dal contesto geopolitico segnato dai conflitti attuali fino alle prospettive economiche e commerciali, soprattutto considerando l’approccio tariffario proposto dai repubblicani. Cosa aspettarsi, quindi, per i mercati e per l’economia globale alla luce di questo risultato? Ecco cosa prevedono gli esperti.
L'elezione di Donald Trump alla Casa Bianca potrebbe portare nuove sfide per le imprese italiane, a causa delle sue ben note posizioni in materia di economia, commercio internazionale e politica estera.
Trump ha da sempre promosso una visione protezionistica riassunta nel motto “America First”, con particolare enfasi sull’aumento dei dazi alle importazioni. Durante il suo precedente mandato, uno dei suoi tratti distintivi è stato infatti l'introduzione di tariffe elevate su una vasta gamma di beni importati da vari paesi, inclusa la Cina e, per un certo periodo, l'Unione Europea. Questo approccio era mirato a proteggere le industrie americane e a stimolare la produzione interna, anche se inevitabilmente ha avuto un impatto su partner commerciali tradizionali degli Stati Uniti.
Se Trump dovesse riprendere questo orientamento nel suo nuovo mandato, molte aziende italiane rischierebbero di trovarsi di nuovo penalizzate da tariffe doganali su prodotti di punta del Made in Italy, come vino, formaggi e macchinari. Durante la sua prima presidenza, l’imposizione di dazi aveva già colpito duramente il settore agroalimentare italiano, causando un calo delle esportazioni e costringendo i produttori a confrontarsi con sfide crescenti per mantenere la competitività nel mercato statunitense.
Anche aziende italiane nei settori tecnologico e automobilistico, che dipendono in parte dal mercato statunitense, potrebbero risentire delle stesse misure protezionistiche. La difficoltà a reperire componenti strategici e l’aumento dei costi operativi potrebbero infatti rappresentare ostacoli significativi alla crescita e alla competitività di queste imprese sui mercati globali.
In effetti, un’alleanza più stretta con gli Stati Uniti potrebbe portare concreti benefici per le imprese italiane, in particolare attraverso un incremento degli investimenti americani in settori chiave come quello tecnologico, industriale e delle energie rinnovabili. Inoltre, l’Italia potrebbe godere di una posizione privilegiata nei negoziati commerciali con gli Stati Uniti, facilitando l’accesso ai mercati americani – un obiettivo particolarmente rilevante per le esportazioni italiane nei settori del lusso, alimentare, automobilistico e tecnologico.
Tuttavia, un orientamento esclusivo verso gli Stati Uniti potrebbe mettere in discussione la tradizionale posizione dell’Italia all’interno dell’Unione Europea. Nonostante la collaborazione tra Stati Uniti e UE, spesso emergono divergenze su temi economici e geopolitici. In particolare, le politiche protezionistiche degli Stati Uniti hanno creato tensioni con l’Unione Europea, soprattutto riguardo alle tariffe imposte sui prodotti europei e alle problematiche legate al commercio digitale e ai sussidi alle imprese. Un’Italia che punta a un rafforzamento dei legami con Washington potrebbe essere percepita come un elemento destabilizzante per una politica commerciale europea unitaria, alimentando divisioni all’interno dell’UE.
Questo scenario potrebbe isolare l’Italia dal punto di vista commerciale, minando l’efficacia delle politiche tariffarie e commerciali comuni che sono cruciali per proteggere gli interessi delle imprese italiane. Inoltre, un avvicinamento agli Stati Uniti, a scapito di una solida posizione europea, potrebbe ridurre la capacità dell’Italia di negoziare accordi vantaggiosi con altre potenze economiche globali come la Cina, il Giappone e i paesi dell’America Latina.
L’attuale scenario geopolitico, caratterizzato da tensioni tra Europa, Stati Uniti e altre grandi potenze, potrebbe rivelarsi complesso per l’Italia. Un eccessivo allineamento con gli Stati Uniti potrebbe infatti mettere il paese in una posizione delicata nei rapporti con attori globali come Cina e Russia, entrambi partner commerciali fondamentali per l’Italia, soprattutto nei settori tecnologico e manifatturiero. Un isolamento parziale all’interno dell’UE potrebbe ridurre la capacità dell’Italia di ottenere concessioni vantaggiose con queste potenze, esponendo le imprese italiane a condizioni di mercato più sfavorevoli.
L’intensificarsi della competizione economica e politica tra Stati Uniti, Cina e Russia contribuisce a creare un contesto internazionale instabile, nel quale le alleanze diventano essenziali per la stabilità economica. In questo quadro, le imprese italiane rischiano di trovarsi in un ambiente in cui i conflitti geopolitici minacciano gli scambi internazionali e le condizioni di mercato, con il possibile aggravarsi delle politiche protezionistiche e delle barriere doganali.
L’Italia, in particolare, ha legami forti con le catene di approvvigionamento globali, soprattutto in settori come la tecnologia e l’industria automobilistica, e un’ulteriore polarizzazione delle alleanze potrebbe compromettere le sue collaborazioni internazionali. Questo scenario potrebbe anche incidere negativamente sugli investimenti in ricerca e sviluppo, soprattutto in ambiti cruciali per il futuro, come le tecnologie verdi e l’intelligenza artificiale, aree in cui il coordinamento europeo è cruciale.
Sebbene sia presto per fare previsioni certe, è possibile ipotizzare che un approccio diplomatico sbilanciato verso gli Stati Uniti possa offrire vantaggi a breve termine ma rischi significativi nel lungo periodo. L’Italia potrebbe infatti vedere compromessa la sua competitività all’interno del mercato europeo, un pilastro fondamentale per la crescita delle PMI italiane che traggono vantaggio dalla sinergia e dal mercato comune dell’UE.
Per proteggere le proprie imprese esportatrici, il governo italiano potrebbe dover intervenire, bilanciando gli interessi economici nazionali con le dinamiche delle politiche statunitensi. Le azioni possibili includerebbero un rafforzamento della diplomazia commerciale e l’esplorazione di nuovi mercati in aree come il Medio Oriente o l’Asia, riducendo così la dipendenza dal mercato americano.
Sebbene le politiche protezionistiche rappresentino un rischio, l’elezione di Donald Trump potrebbe anche aprire nuove opportunità per le imprese italiane. Se il nuovo governo statunitense incentivasse sgravi fiscali e investimenti in settori strategici, le imprese italiane avrebbero l’occasione di espandersi in aree di mercato emergenti, come le energie rinnovabili, le tecnologie avanzate e l’industria della salute.
Inoltre, la linea dura di Trump verso la Cina potrebbe favorire l’Italia come alternativa di qualità nel mercato americano, offrendo alle aziende italiane la possibilità di conquistare maggiori quote di mercato sfruttando la reputazione del Made in Italy. Questo contesto potrebbe rappresentare un’opportunità per molte imprese italiane, soprattutto nei settori del lusso, dell’automotive e dell’alimentare, per rispondere alla domanda di prodotti considerati più sicuri e di alta qualità.
Il “fattore Trump” si profila quindi come un misto di sfide e opportunità per l’Italia nel 2024. La capacità del Paese di muoversi in un contesto globale sempre più polarizzato dipenderà da quanto saprà diversificare i mercati, puntare sull’innovazione e rafforzare le proprie alleanze internazionali.
Con Trump che riporta in auge la sua visione “America First,” le imprese italiane dovranno rispondere con flessibilità e capacità di adattamento, sfruttando il dinamismo del contesto economico globale. In questo scenario, sarà fondamentale il ruolo del governo italiano nel definire una strategia economica bilanciata che sappia mediare tra gli interessi europei e americani, mantenendo l’Italia ben posizionata sia all’interno dell’UE sia come partner economico di rilievo per gli Stati Uniti.
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Ogni investimento comporta un rischio. Questo articolo è a scopo puramente informativo e non costituisce in alcun modo una consulenza finanziaria.
06/04/2021
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