Sotto molti punti di vista, questo 2023 non si è certo aperto nel migliore dei modi. A dominare la scena macroeconomica ci ha pensato ancora una volta l’inflazione insieme alle relative strategie di contenimento, che consistono in primis nell’aumento dei tassi di interesse da parte delle Banche centrali. Senza contare poi che il conflitto russo-ucraino non accenna per il momento a risolversi e che stiamo ancora ammortizzando gran parte degli strascichi lasciati dalla pandemia.
In un contesto del genere, è probabile che tu abbia molti dubbi e domande, in particolare se stai valutando l’opportunità di fare un investimento immobiliare o di finanziare delle operazioni attraverso la nostra piattaforma di crowdfunding Rendimento Etico.
Seppur, dalle ultime informazioni a nostra disposizione, l’inflazione potrebbe calare prima del previsto e il settore immobiliare rimane a nostro avviso tra i più solidi anche nei momenti di crisi, prevedere come evolverà la situazione nel corso dei prossimi mesi risulta al momento difficile.
Fatte queste premesse, nuovi dati incoraggianti sul settore immobiliare ci giungono dall’ultimo Wealth Report di Knight Frank, sintetizzato in un articolo recentemente apparso sul Sole24Ore e che rivela una realtà molto interessante.
I super-ricchi continueranno a puntare sul settore immobiliare anche nel 2023. Questo è, in buona sostanza, il succo del risultato del rapporto sopracitato. Sarebbe infatti attraverso il mattone che i più benestanti cercheranno di perseguire i loro obiettivi in termini di diversificazione, contenimento del rischio e conservazione del valore.
Diciamo subito che si tratta di una notizia positiva per il mercato immobiliare nel suo complesso, considerato da molti come una delle principali vittime dell’inflazione e del conseguente aumento dei tassi di interesse (anche) sui mutui ipotecari.
Una tendenza generata unicamente dal fatto che “i ricchi diventano sempre più ricchi” nonostante tutto? In realtà, non proprio. Se è vero che, sempre secondo il rapporto citato in apertura, nel 2022 quattro super-ricchi su dieci hanno visto aumentare il loro patrimonio nonostante la crisi, la decisione di puntare sugli immobili non può essere attribuita alla semplice volontà di togliersi qualche sfizio.
Su questo blog abbiamo più volte sottolineato come l’immobiliare sia un settore verso il quale i capitali tendono a fluire nei periodi di crisi. Le ragioni sono diverse, dal voler limitare l’esposizione alla volatilità dei mercati azionari, alla necessità di trovare un modo per mitigare gli effetti dell’inflazione. Il mercato immobiliare è tendenzialmente più stabile rispetto ad altri e questo lo rende idoneo a diversificare in un’ottica di contenimento del rischio e conservazione del valore.
Non a caso, circa un terzo dei patrimoni dei super-ricchi sarebbe costituito da immobili. Posto che l’aumento dei tassi di interesse porterà probabilmente a inibire i nuovi acquisti anche tra i più benestanti, è probabile che l’impatto in questo caso sia minimo, o comunque inferiore rispetto al resto della popolazione di potenziali acquirenti. Anche perché molti tra i super-ricchi non hanno neppure la necessità di accendere un mutuo per acquistare un immobile, cosa che può renderli di fatto immuni agli aumenti dei tassi e portarli ad approfittare della moderata flessione dei prezzi che alcuni analisti si attendono sul mercato immobiliare.
Volendo parlare di cifre, secondo Knight Frank il 15% dei super-ricchi acquisterà almeno un immobile nel corso del 2023. Si tratta di una previsione importante perché, qualora dovesse effettivamente realizzarsi, contribuirebbe a sostenere l’andamento del settore immobiliare e a controbilanciare almeno in parte il calo generale della domanda dovuto all’aumento dei tassi.
Ancora una volta sembra dunque trovare conferma la nostra tesi secondo cui, essendo il mattone uno dei beni rifugio per eccellenza, tende ad attirare capitali nei momenti di crisi anche in una situazione di tassi al rialzo come quella attuale. Questo non significa escludere un calo della domanda e una conseguente flessione al ribasso dei prezzi: semplicemente, ci sono i presupposti affinché il settore immobiliare regga il colpo e si prepari a un nuovo ciclo di espansione.
Veniamo ora alla nostra piattaforma di crowdfunding immobiliare Rendimento Etico. Uno dei nostri punti di forza è proprio quello di essere attrezzati al meglio anche per affrontare i periodi meno favorevoli. Ribadiamo che, dal nostro punto di vista, ci sono diverse ragioni per credere che il calo della domanda e dei prezzi sul mercato immobiliare saranno tutto sommato moderati e limitati nel tempo.
Detto questo, il nostro modo di operare è pensato per continuare a funzionare anche nei momenti di crisi. Il motivo è semplice: molte delle nostre operazioni consistono nell’acquistare immobili nel mercato dei crediti deteriorati, ristrutturarli e rivenderli poi nel mercato libero. Questo ci permette di ottimizzare la redditività e di affrontare al meglio anche una situazione di mercato che vede una contrazione della domanda e una conseguente riduzione dei prezzi.
Allo stesso tempo, il nostro modo di operare è etico e sostenibile. Uno dei nostri principali obiettivi è quello di azzerare completamente i debiti delle persone che rischiano di perdere la loro casa all’asta entrando in trattativa diretta con i loro creditori. Così si evitano le svalutazioni tipicamente legate alle aste immobiliari, che spesso portano i debitori a restare indebitati anche dopo aver perso la casa.
Rendimento Etico è la piattaforma di lending crowdfunding immobiliare prima in Italia per ammontare di fondi raccolti. Da quando è nata nel 2019, ha contribuito al finanziamento di quasi 200 operazioni immobiliari per un totale di 65 milioni di euro. E la cosa più bella è che, facendo tutto questo, abbiamo anche aiutato tante persone che rischiavano di perdere la casa all’asta a risolvere una volta per tutte il problema del debito!
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