Negli ultimi mesi si è parlato spesso di stretta creditizia, ma cosa significa esattamente questo termine e, soprattutto, quali conseguenze ha per chi vuole investire nel settore immobiliare? Partiamo dalla definizione. Una stretta creditizia si verifica quando le banche e gli istituti finanziari riducono la quantità di credito concesso a famiglie e imprese, oppure rendono più rigidi i criteri per ottenerlo. Non si tratta solo di tassi d’interesse più alti, ma anche di maggiori garanzie richieste, tempistiche più lunghe, e una selezione più attenta dei richiedenti.
Nel contesto attuale, questa dinamica è strettamente legata alle politiche delle banche centrali, che stanno cercando di tenere sotto controllo l’inflazione aumentando il costo del denaro. Il risultato? Mutui meno accessibili, meno liquidità per finanziare operazioni immobiliari, e una maggiore difficoltà soprattutto per gli investitori non professionisti o per chi parte da capitali limitati.
Per chi investe nel mattone, questo significa dover rivedere strategie e aspettative. Un tempo bastava presentare un business plan ben costruito e avere un po’ di equity per accedere facilmente al credito. Oggi, le banche vogliono solidità, affidabilità e garanzie concrete. E chi non le ha rischia di restare fuori dal mercato, oppure di accedere a finanziamenti a condizioni poco favorevoli.
Ma attenzione: questo non vuol dire che investire in immobili oggi sia impossibile o sconsigliato. Al contrario, in ogni fase del ciclo economico esistono opportunità. Il punto è conoscerle, capirne il contesto e adeguare le proprie mosse. Nei prossimi paragrafi vedremo come l’inflazione, i tassi e le nuove dinamiche del credito stiano trasformando il mercato immobiliare nel 2025 – e soprattutto come reagire in modo consapevole.
L’inflazione è una di quelle parole che sentiamo ogni giorno al telegiornale, ma spesso non ci fermiamo a riflettere su come incida davvero sugli investimenti. Eppure, per chi opera nel settore immobiliare, comprendere questo fenomeno è fondamentale. In termini semplici, l’inflazione indica l’aumento generale e prolungato dei prezzi di beni e servizi. Quando i prezzi salgono, il potere d’acquisto del denaro si riduce: quello che ieri compravi con 100 euro, oggi potrebbe costarne 110 o più.
E cosa succede in questo scenario agli investimenti immobiliari? In teoria, il mattone è considerato un “bene rifugio”, cioè uno di quegli asset che tendono a mantenere (o addirittura aumentare) il proprio valore in periodi inflazionistici. I canoni di locazione possono essere adeguati al costo della vita, e i beni reali, come gli immobili, proteggono meglio rispetto agli strumenti finanziari più liquidi.
Ma la realtà è un po’ più complessa. Se da un lato l’inflazione può spingere in alto i rendimenti lordi, dall’altro lato incide anche sui costi: materiali da costruzione, manodopera, utenze, tasse. Senza contare l’impatto che ha sui consumatori e sulla loro capacità di sostenere affitti sempre più alti. Per gli investitori, quindi, diventa cruciale analizzare con attenzione il bilancio tra redditività e sostenibilità.
Un altro aspetto spesso trascurato è che l’inflazione modifica anche il valore futuro del denaro: un rendimento del 5% in un contesto di inflazione al 2% non è la stessa cosa che in uno scenario al 6%. Per questo oggi più che mai è necessario ragionare in termini di rendimento reale (al netto dell’inflazione), non solo nominale. In un mercato che cambia rapidamente, sapere leggere questi dati è ciò che distingue l’intuito dall’improvvisazione.
Se l’inflazione è la fiamma, i tassi d’interesse sono il termostato con cui le banche centrali cercano di regolare la temperatura. Nel 2025, siamo ancora dentro una fase di alti tassi di interesse, frutto delle manovre restrittive della BCE degli ultimi anni per frenare l’inflazione. Ma cosa significa concretamente per chi vuole investire in immobili?
In parole semplici: ottenere un mutuo oggi costa di più. I tassi fissi e variabili applicati ai finanziamenti per l’acquisto di immobili sono sensibilmente più alti rispetto a qualche anno fa. Questo comporta una rata mensile più pesante e, di conseguenza, un impatto diretto sulla sostenibilità dell’investimento. In altre parole, per far quadrare i conti serve o più capitale iniziale o un affitto più alto – che però, come visto prima, non sempre il mercato è in grado di assorbire.
Non solo: anche la banca è diventata più selettiva. Oltre alla tradizionale verifica del reddito e del rapporto rata/reddito, oggi l’attenzione si è spostata anche sul profilo complessivo dell’investitore. Esperienza, storico creditizio, progetto presentato: tutto viene vagliato con maggiore attenzione. In questo contesto, l’improvvisazione è un lusso che nessuno può più permettersi.
Eppure, anche in mezzo a questa complessità, ci sono opportunità. Conoscere i meccanismi dei mutui – ad esempio valutare un tasso misto o una durata più flessibile – può fare la differenza. Così come saper trattare con le banche, preparare un dossier solido e valutare scenari realistici a medio termine. Investire oggi non è impossibile: è semplicemente diventato un mestiere da fare con più consapevolezza, meno leggerezza e più visione.
Ogni cambiamento macroeconomico – che si tratti di inflazione, tassi alti o stretta creditizia – ha un impatto profondo anche sul comportamento degli investitori. E il 2025 sta segnando un punto di svolta. Se fino a pochi anni fa dominava l’ottimismo, con un approccio talvolta eccessivamente speculativo, oggi assistiamo a una crescente attenzione alla sostenibilità degli investimenti, sia in termini finanziari sia in termini di impatto.
Gli investitori stanno diventando più selettivi. Non si cercano più solo rendimenti a doppia cifra, ma anche solidità del progetto, location strategiche, e possibilità di creare valore nel medio-lungo periodo. Questo vale soprattutto nel residenziale, dove il focus si è spostato su immobili da riqualificare, rigenerare o mettere a reddito in modo intelligente. Anche il commerciale, sebbene in difficoltà in alcune aree, offre opportunità in nicchie come il multifunzionale, il medicale o gli spazi di coworking.
In questo scenario cambia anche il profilo dell’investitore tipo. Cresce il numero di investitori giovani, più digitali e più attenti alla formazione continua. Allo stesso tempo, molti investitori tradizionali stanno ripensando il proprio approccio, cercando strumenti di investimento più trasparenti, che combinino rendimento e controllo del rischio.
Ma soprattutto, emerge un elemento nuovo: il bisogno di visione strategica. Oggi non basta più “comprare basso e rivendere alto”. Serve saper leggere i segnali del mercato, capire quando è il momento di attendere, diversificare il portafoglio e agire con disciplina. La logica “mordi e fuggi” sta lasciando spazio a un nuovo paradigma: quello dell’investitore consapevole, formato e con un piano chiaro.
In un contesto economico in trasformazione come quello del 2025, restare immobili – in tutti i sensi – non è un’opzione. Gli investitori più lungimiranti stanno già ripensando le proprie strategie per affrontare con lucidità l’incertezza e trasformarla in opportunità. Ma da dove partire?
Adattarsi è la parola chiave. Significa abbandonare schemi rigidi e accettare che ciò che funzionava ieri potrebbe non funzionare più oggi. Ad esempio, se un tempo era sufficiente puntare tutto sulla rivalutazione del capitale, oggi è spesso più saggio concentrarsi sulla generazione di reddito costante (affitti ben strutturati, formule di co-living, housing sociale, ecc.).
Formarsi è l’altro grande pilastro. L’accesso alle informazioni oggi è più semplice che mai, ma proprio per questo diventa fondamentale saper distinguere tra rumore e valore. Un investitore consapevole è un investitore aggiornato: sa leggere i dati, comprende le dinamiche fiscali, si confronta con esperti del settore. È qualcuno che sceglie, non qualcuno che si lascia trascinare.
Infine, diversificare. Questo non significa solo avere immobili in zone diverse, ma anche aprirsi a nuovi strumenti e modelli: crowdfunding immobiliare (quando regolamentato), frazionamenti, investimenti in rigenerazione urbana, o progetti con impatto sociale. Diversificare vuol dire costruire un portafoglio resiliente, capace di assorbire gli shock senza perdere equilibrio.
Il futuro, in fondo, non è scritto. Ma una cosa è certa: chi oggi ha il coraggio di investire in conoscenza, visione e flessibilità, domani sarà nella posizione migliore per cogliere le opportunità che il mercato immobiliare – nonostante tutto – continuerà a offrire.
Rendimento Etico è la nostra piattaforma di lending crowdfunding immobiliare. Da quando è nata nel 2019, ha contribuito al finanziamento di quasi 300 progetti immobiliari per un totale di quasi 90 milioni di euro.
09/03/2021
AI NUOVI PROGETTI IMMOBILIARI