L’ultimo anno ha segnato molte grandi e piccole rivoluzioni nella vita delle persone e delle imprese e certo, per gli italiani, uno tra i fenomeni più impattanti è stata la forte spinta verso la digitalizzazione: un’accelerazione tanto necessaria quanto irreversibile.
Se le persone hanno dovuto fare i conti con case diventate aule e uffici e hanno dovuto acquisire competenze digitali anche per le necessità quotidiane (comunicazione interpersonale, acquisti, accesso a servizi pubblici), anche le aziende si sono dovute mettere alla prova con nuove tecnologie.
In questo scenario, le banche hanno dovuto affrontare grandi cambiamenti che sono andati dalla necessità di garantire forme di pagamento online sempre più sicure, al bisogno di fornire consulenza al cliente anche con i dipendenti in remote working.
Come sempre accade, ad accogliere meglio questo cambiamento sono state le imprese flessibili e agili e già profondamente votate al digitale. Tra queste, le aziende del settore fintech: non a caso il fenomeno ha cominciato a diffondersi proprio a seguito della crisi finanziaria seguita al fallimento di Lehman & Brother, nel 2008. Allora, si è assistito all’ingresso sulla scena di nuovi attori che colmassero i vuoti lasciati dalla crisi delle banche; oggi, gli stessi attori restano egregiamente a galla anche di fronte a una nuova crisi.
Infatti il settore dei servizi finanziari online, come il prestito peer to peer e il crowdfunding, che già proponeva soluzioni innovative, s’è trovato di fronte a un pubblico con un ben maggiore consapevolezza delle opportunità del digitale e una buona confidenza con l’ecommerce e i pagamenti digitali. L' ecommerce ha visto una nuova, importante crescita e i contanti sono sempre meno utilizzati.
Questo ha portato, nel 2020, a una nuova crescita del settore fintech, in alcuni casi importante.
Ma cosa significa, letteralmente, fintech?
La parola deriva dall’unione tra finance e technology e indica l’applicazione degli strumenti digitali nel settore finanziario. In particolare, nel mondo delle startup sia parla di Fintech – Fin per indicare la vocazione finanziaria dell’impresa, tramite l’utilizzo di strumenti digitali; e di Fintech – Tech, al contrario, per indicare progetti tecnologici “prestati” al mondo della finanza.
Con l’entrare in scena di nuovi attori, le startup di cui sopra, tecnologie sempre più avanzate, e utenti più “pronti” alla rivoluzione, si è in fretta passati dal concetto di open banking a quello di open finance. Se l’open banking sta a indicare soprattutto la digitalizzazione dei servizi bancari – cosa che di per sé implica un importante ripensamento delle tecnologie e dei sistemi di sicurezza – quando si parla di open finance si intende invece un’apertura a 360° del mondo dei servizi finanziari.
Questi ultimi infatti, non sono più appannaggio esclusivo delle banche:
In realtà “l’apertura” dei servizi bancari, è cominciata prima degli eventi del 2020 che ben conosciamo: infatti nel 2019 è stata introdotta una normativa europea, nota come PSD2, che ha decisamente segnato un cambio di passo. Tra le novità introdotte c’è interazione tra le tecnologie digitali bancarie e attori terzi tramite apertura delle API dei sistemi bancari. Per l’utente questo si traduce in maggiore sicurezza delle transazioni, specie in fase di checkout ecommerce, grazie alla strong customer authentication.
Per il fornitore si traduce nell’acquisizione di dati finanziari sui clienti, che permetteranno di concedere prestiti o assicurazioni con più sicurezza.
Un’impresa virtuosa potrà dunque avere accesso al credito in maniera più veloce e sicura, senza dover attendere la pubblicazione di bilanci futuri, in quanto banche e prestatori di varia natura avranno accesso ai dati dei flussi di cassa.
Insomma, la rivoluzione dell’open finance apre le porte a una ripresa economica più reattiva e stabile.
Grazie alle novità dell’open finance, lo stesso risparmiatore può concedere un credito a un’ impresa in maniera consapevole e disintermediata. Come? Ad esempio partecipando a un’operazione di lending crowdfunding su Rendimento Etico.
Grazie al lending crowdfunding, il sistema tradizionale della richiesta di credito viene completamente rivoluzionato. L’impresa, dopo aver sottoposto un business plan dettagliato al nostro comitato tecnico / legale /imprenditoriale ed etico, può presentare il suo progetto immobiliare alla community di investitori e ottenere un prestito in maniera veloce e disintermediata.
Al contempo, il prestatore, può affidare la gestione del risparmio, oltre che alle classiche banche e poste, anche ai nuovi operatori del panorama Fintech.
La trasformazione è in atto e Rendimento Etico ne fa parte.
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