Il Bloomberg Commodity Spot Index (un indice che misura i prezzi di 23 materie prime), dopo una discesa importante dovuta alla crisi Covid-19, ha la scorsa settimana è cresciuto del 70% da marzo 2020.
In questo articolo vediamo perché sta accadendo e come mettere al riparo i risparmi.
Ma partiamo dall’inizio.
Si definisce inflazione l’aumento generalizzato dei prezzi di beni e servizi. Questo comporta la perdita di valore del denaro: con la stessa quantità di moneta si potranno acquistare meno prodotti e servizi.
Quando l’inflazione è molto contenuta, ovvero inferiore ma vicina al 2%, si parla di stabilità dei prezzi. Quando l’inflazione si avvicina troppo allo 0% c’è il rischio deflazione, ovvero diminuzione dei prezzi, che è dannoso per l’economia.
Quando si monitora l’andamento dei prezzi, non si tiene conto di tutti i prodotti e servizi indistintamente disponibili sul mercato: alcuni beni e servizi che hanno più incidenza sulla media delle spese dei consumatori e quindi più “peso” nel monitoraggio.
Tra questi beni ci sono generi di utilizzo quotidiano (cibo, carburante…), beni durevoli (come computer, vestiti, elettrodomestici), e servizi di utilizzo frequente (come l’affitto, la parrucchiera…). L’insieme di questi beni e servizi viene detto “paniere”. È dunque l’aumento generale del prezzo del paniere a determinare l’inflazione e non l’aumento del prezzo di un singolo prodotto.
Molte economie occidentali stanno assistendo a un grande aumento della domanda di beni e servizi a lungo repressa, alla quale si affianca un aumento del costo delle materie prime.
Un primo motivo, facilmente prevedibile, è dovuto all’aumento dei prezzi del petrolio.
Ricordi che cosa successe nel 2020 al prezzo del petrolio?
A causa della fermata generalizzata delle industrie e dei consumi, e alla contemporanea impossibilità di fermare l’attività estrattiva per motivi tecnici, nel 2020 i produttori di petrolio greggio si ritrovarono a dover affittare spazio ulteriore per stivare i barili non consumati. Da qui la circostanza paradossale: il costo del barile di greggio era diventato negativo (quando negli States, per via delle tecnologie di estrazione utilizzate, la vendita del barile sotto ai 40$ risulta anti-economica).
Ora, viceversa, il prezzo petrolio sta crescendo: da inizio anno è salito del 30%. Sono infatti ripartite due economie che ne fanno largo uso: USA e Cina.
Questo significa che i processi di produzione industriale costano di più: dall’approvvigionamento di energia fino al trasporto dei prodotti finiti.
Anche i prezzi di molte materie prime stanno salendo in seguito alla ripresa dell’industria, alla maggiore domanda o ad altri fattori (come la siccità in Brasile).
Cresce il costo del legname, a seguito della ripartenza del mercato immobiliare USA, di conseguenza le case costano di più.
Crescono rame, alluminio, piombo, zinco e cotone.
Crescono mais, grano, zucchero e olii e di conseguenza lievita l’indice dei prezzi del cibo monitorato dalla FAO.
Stiamo inoltre assistendo alla crisi mondiale dei microchip: da quando l’industria è ripartita, specie l’industria automobilistica cinese, la produzione mondiale di microchip non riesce a soddisfare la richiesta. E molte fabbriche di autoo elettrodomestici sono ferme, nonostante la domanda non sia diminuita.
Gli economisti non sono concordi nel prevedere quanto potrebbe durare l’aumento dell’inflazione e quali livelli potrebbe raggiungere. Inoltre la situazione non è omogenea nel mondo.
Ad esempio, un’inflazione sostenuta e duratura avviene quando, parallelamente all’aumento dei prezzi, si verifica un aumento generalizzato degli stipendi, cosa che in Europa non sembra essere probabile.
In generale, le politiche monetarie dell’Eurozona sono sempre state attente a mantenere i prezzi stabili.
Tuttavia, è vero che molti paesi stanno alzando ad altissimi livelli il loro debito pubblico per far fronte alla pandemia: questo significa che potrebbero decidere di coprirlo con l’aumento delle tasse, che a sua volta presuppone un aumento degli stipendi.
A prescindere da quello che succederà, una cosa è certa: se hai dei risparmi sul conto corrente, l’inflazione sta erodendo il potere d’acquisto.
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