Da qualche mese, la crescita vertiginosa dei prezzi delle materie prime si sta facendo sentire forte e chiara. Quello che inizialmente sembrava solo un problema di qualche business specifico, ad esempio la crisi dei microchip che ha colpito il settore automobilistico, oggi è diventato un tema da affrontare in moltissimi comparti produttivi. Se ne stanno accorgendo anche i consumatori, che stanno cominciando a vedere i prezzi crescere, e, in alcuni casi, i prodotti mancare.
In questo articolo vediamo quali sono i fattori che causano l’aumento dei prezzi delle materie prime in generale; cosa sta accadendo ora in particolare; e cosa dovrebbero fare i risparmiatori per tutelare il loro denaro.
Le materie prime non sono solo un tema dell’economia reale, ma rientrano a pieno titolo anche nell’economia finanziaria. E sono un mercato volatile, ovvero che tende a registrare delle oscillazioni di prezzo.
Ecco i fattori che influenzano il prezzo delle commodities.
Se aumenta la domanda, ovvero la richiesta di un bene, il prezzo sale, e viceversa. Se cala l’offerta, ovvero la disponibilità di quel bene, il prezzo, di nuovo, sale. Questo è tanto più vero nel caso che il ciclo produttivo di un determinato bene sia particolarmente lungo e dunque la produzione non possa seguire in maniera flessibile la domanda del mercato (ad esempio fabbisogni domestici improvvisamente aumentati). Ricorderai ad esempio che durante i vari lockdown del 2020 il prezzo del petrolio greggio era calato così tanto da essere diventato negativo: questo perché la domanda, con gli impianti produttivi e le auto ferme, era calata notevolmente.
Alcune materie prime provengono da paesi politicamente instabili: le tensioni politiche possono portare a delle variazioni di prezzo. Allo stesso tempo, fattori ambientali come alluvioni e gravi siccità possono avere un impatto sull’offerta delle derrate agricole (e non solo) e quindi determinare un aumento di prezzo.
Le materie prime sono generalmente valutate in dollari. Se il valore del dollaro aumenta o diminuisce, questo può avere un impatto sul prezzo di alcune materie prime, le quali diventano peraltro più o meno appetibili per gli investitori.
Nel periodo storico in cui ci troviamo, alcuni fattori combinati stanno facendo sì che il prezzo delle materie prime sia crescendo in maniera generalizzata.
Questo perché la domanda di moltissime materie prime è cresciuta con la ripresa industriale post-lockdown, in particolare di Usa e Cina. Le quali sono anche tra i maggiori fornitori mondiali, e dunque tendono a vendere in bassissime percentuali le materie prime che stanno scarseggiando. La Cina inoltre, che ha ripreso la produzione industriale con mesi di anticipo rispetto all’Occidente, ha avuto tutto il tempo di pensare a riempire i propri magazzini in previsione dell'imminente scarsità, e naturalmente lo ha fatto.
In più, le materie prime sono un investimento interessante anche per i trader europei, perché il dollaro è debole e il tasso di cambio è conveniente.
Secondo alcuni commentatori hanno concorso all’aumento dei prezzi anche altri fattori come: siccità in alcune parti del mondo come il Brasile; gelata in USA che ha danneggiato, a febbraio, molti impianti petrolchimici; incidente dell’Ever Given sul canale di Suez, a marzo scorso, che ha ritardato gli approvvigionamenti.
Che cosa è successo a causa di questi fattori?
Produrre prodotti lavorati e semi-lavorati costa di più: il rame costa il 47% in più rispetto al pre-crisi, il grano è salito del 12%, il legno del 6%, il nichel e lo zinco del 51%, l’allumino del 26%, il petrolio del 45%, il cemento del 10%.
Questo aumento generalizzato dei prezzi delle materie prime (Indice dei Prezzi di Produzione) è uno dei fattori che ha comportato un aumento dei prezzi al consumo e un’inflazione generalizzata.
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