In Italia sono attivi milioni conti correnti e dal 2020 in poi la spinta ai pagamenti digitali è stata letteralmente inarrestabile. E anche i risparmi depositati hanno raggiunti cifre da record.
Ma quanto costa ogni anno un conto corrente? E quanto invece vengono remunerati i risparmi sul conto?
Cominciamo dai costi.
Secondo l’ultima indagine della Banca d’Italia, pubblicata nel dicembre 2020, la spesa di gestione di un conto corrente bancario è stata, nel 2019, pari a 88,5 euro.
La rilevazione è stata svolta su un campione di 12.705 conti correnti bancari e 900 conti correnti postali.
Come viene calcolato il costo di un conto corrente?
Partiamo da due definizioni: l’ISC e l’ICC. Il primo (ISC) è l'acronimo di Indicatore Sintetico di Costo, il secondo (ICC) è l' Indicatore dei Costi Complessivi. L’ICC ha sostituito l’ISC dal primo gennaio 2020. L’ISC comprendeva tutte le spese e le commissioni che addebitate in un anno al cliente-tipo, così come individuato da statistiche ABI, al netto di interessi su scoperti di conto e oneri fiscali. L’indicatore utilizzato attualmente è invece l’ICC che include vecchi e nuovi parametri. Questi indicatori, tra le altre cose, permettono agli utenti di paragonare i costi dei servizi di più banche.
Il costo di un conto corrente si compone di spese fisse e variabili. Le spese fisse sono canone fisso, imposte di bollo e canoni fissi legati ad esempio alle carte di credito.
L’imposta di bollo in particolare costa oggi 34,20 euro nel caso delle persone fisiche e a 100 euro nel caso delle persone giuridiche. L’imposta non è dovuta nel caso in cui il conto intestati a una persona fisica non superi il saldo medio annuale di 5.000 euro. Inoltre molte banche se ne fanno carico, ad esempio quando propongono conti online senza spese fisse.
I costi variabili principali sono invece le commissioni sui servizi, le spese per la registrazione sul conto delle operazioni, e tutti gli oneri legati agli scoperti.
Ecco dunque spiegati gli 88,5 euro di cui sopra, che si riferiscono soprattutto alle spese fisse dei conti correnti bancari tradizionali.
Per quanto invece riguarda le spese per gli scoperti, si evidenziano la commissione per la messa a disposizione dei fondi (MDF), mediamente pari all’1,8 per cento del credito accordato, e le commissioni unitarie di istruttoria veloce (CIV), applicate nel caso di sconfinamenti e scoperti di conto corrente, che sono mediamente di 17,9 euro.
Vediamo invece il caso in cui non ci sono sconfinamenti ma al contrario denaro in deposito. Nell’ultimo monitoraggio di Banca D’Italia, risalente al 2019, il 76.1% dei clienti ha contato su una giacenza media di 6.099 euro (che, secondo altre fonti, è sensibilmente cresciuta nel 2020 a causa dei consumi repressi durante la pandemia). Questi depositi hanno fruttato mediamente lo 0.6%.
Nel 2020 inoltre si è cominciato anche a parlare di tassi negativi, ovvero di un costo applicato ai depositi in conto corrente. Questo deriva dalle politiche espansive della Banca Centrale Europea. Il denaro non investito ha cominciato a rappresentare un alto costo per le banche. Sulla base dello stesso principio alcune banche sono arrivate a ad addebitare costi sui depositi che superano le 100.000 euro o addirittura a chiuderli.
Il nostro paese non è nuovo neanche a vere e proprie tasse patrimoniali: un esempio è l’Imu. Vi è inoltre la possibilità di un prelievo forzoso, ovvero un prelievo immediato di denaro dai conti correnti degli italiani, attuato per far fronte a una situazione di crisi. Nel 1992, sotto il governo Amato, quando la lira si è trovata sotto attacco degli speculatori, fu attuato un prelievo forzoso pari allo 0.6% della liquidità sui conti correnti degli italiani.
Le spese fisse che, secondo le indagini della Banca d’Italia ammontano a circa 88,5 euro all’anno, possono essere contenute scegliendo un conto online.
Se invece si detiene della liquidità sul proprio conto, si possono evitare tassi negativi, eventuali patrimoniali e prelievi forzosi ma soprattutto l’erosione dovuta all’inflazione, investendo il proprio denaro.
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