Hai dei risparmi da parte e hai deciso di farli fruttare, affinché non vengano erosi dall’inflazione crescente, e stai pensando di acquistare delle obbligazioni.
Ecco quello che dovresti sapere su questo strumento finanziario, che normalmente viene indicato agli investitori con scarsa attitudine al rischio.
Le obbligazioni sono titoli che società o enti pubblici (che in questo caso si definiscono “emittenti”) emettono per finanziarsi. Chi acquista delle obbligazioni versa del denaro che gli verrà restituito a scadenza con un interesse. La scadenza può essere a breve, medio o lungo termine.
Chi emette obbligazioni sta reperendo capitale a tassi inferiori rispetto a un prestito bancario; mentre chi acquista obbligazioni in genere riceve un interesse maggiore rispetto al deposito del denaro sul conto corrente.
Se l’azionista può partecipare alla gestione dell’impresa, il detentore di titoli di debito non ha diritto di voto. Tuttavia, la remunerazione delle azioni è subordinata alla remunerazione delle obbligazioni (capitale + interessi): ecco perché le obbligazioni sono considerate un investimento più conservativo.
Le obbligazioni possono essere acquistare sul mercato primario, ovvero direttamente quando vengono emesse, oppure sul mercato secondario, da chi ha acquistato sul mercato primario e vuole rivendere prima della scadenza. Il mercato secondario permette di vendere e di acquistare obbligazioni in momenti diversi dall’emissione e dalla scadenza.
Esistono diversi tipi di obbligazioni.
Ad esempio ci sono obbligazioni ordinarie e obbligazioni strutturate, che hanno una componente ordinaria, la quale assicura la restituzione del valore del titolo a scadenza, e una componente “derivata”, ovvero una remunerazione che dipende da parametri del mercato azionario come indici di borsa, tassi di cambio, etc.
Ci sono obbligazioni a tasso fisso, oppure a tasso variabile, che danno un rendimento in linea con quello del mercato, solitamente indicizzato al Libor o all’Euribor maggiorato di uno spread.
Ci sono poi obbligazioni che garantiscono una cedola, ovvero una riscossione periodica degli interessi (in genere trimestrale, semestrale o annuale) e i titoli “zero coupon”, il cui rendimento è costituito dalla differenza tra il valore nominale e il prezzo di sottoscrizione.
Una curiosità: la dicitura “stacco delle cedole” si riferisce al fatto che le cedole erano veri e propri tagliandi fisici, attaccati al foglio attestante l’obbligazione e staccati fisicamente al pagamento dell’interesse. Tutto questo avveniva prima della dematerializzazione delle borse nel 1999. Oggi le cedole sono virtuali.
Il rendimento delle obbligazioni consiste nell’interesse, che è il costo del denaro, e dal guadagno in conto capitale se il titolo è acquistato a un prezzo inferiore a quello a cui è rimborsato. Se, al contrario, il titolo viene venduto a un prezzo inferiore a quello di acquisto, si registra una perdita in conto capitale.
Più i tassi di interesse di un’obbligazione sono alti, meno vale il titolo. Ecco perché all’atto di decidere se acquistare un’obbligazione anziché un’altra, il parametro da considerare non è il valore della cedola.
In questo momento i rendimenti dei titoli di Stato italiani, nonostante il rating sia molto basso, sono molto contenuti, se non negativi.
Anche le obbligazioni, come tutti gli altri strumenti finanziari, comportano dei rischi d’investimento. In genere, più è elevata la redditività, più sono elevati i rischi.
Nel caso delle obbligazioni esiste il rischio che, al variare dei tassi di interesse, diminuisca il valore del titolo a scadenza. Questo rischio è particolarmente verosimile se le obbligazioni sono a tasso fisso: in questo caso infatti, nell’impossibilità di variare il valore della cedola, si va a modificare il prezzo del titolo. Nel caso delle obbligazioni a tasso variabile invece, il valore del titolo viene modificato solo nella misura in cui può essere operato l’adeguamento della cedola al tasso d’interesse.
Esiste inoltre un rischio di credito, che varia in base alla capacità dell’emittente di far fronte agli impegni presi. Esistono vari spettri di rischiosità, ma non è chiaro quanto il rating emesso dalle principali agenzie sia preciso: in passato ci sono stati esempi di errori clamorosi, anche se in generale le agenzie di rating sono considerate altamente affidabili.
Al momento, il rating dell’emittente Italia, è molto basso (BBB), appena un gradito sopra alla categoria degli investimenti considerati rischiosi.
Esiste poi un rischio di liquidità, in cui si può incorrere in caso si vogliano rivendere le obbligazioni sul mercato prima della scadenza, e un rischio di cambio, nel caso si acquistino titoli in una valuta diversa dalla propria.
Abbiamo già visto in questo blog che lasciare i risparmi in deposito sul conto corrente non è una scelta conveniente, perché i rendimenti sono pressoché nulli, a fronte di rischi di vario genere (ad esempio il prelievo forzoso, la patrimoniale, e, oggi, anche la chiusura del conto imposta da alcune banche per i depositi superiori alle 100.000 euro).
Conviene dunque investire in obbligazioni?
Le obbligazioni sono considerate in generale uno strumento finanziario per la conservazione del capitale, ovvero per fare in modo che i propri risparmi non siano erosi dall’inflazione. Al momento tuttavia, i rendimenti dei titoli di Stato italiani sono molto bassi, se non addirittura negativi.
Investire in operazioni di lending crowfunding immobiliare ha diversi vantaggi. In generale, su Rendimento Etico, i tassi di interesse sono sensibilmente più alti rispetto a quelli dei titoli di Stato italiani.
Inoltre, investire nelle case significa avere dei beni tangibili a garanzia degli investimenti.
Dulcis in fundo, investire i propri risparmi nelle operazioni immobiliari proposte su Rendimento Etico significa dare il proprio contributo all’economia reale, con un’attenzione particolare al benessere di famiglie con problemi di sovraindebitamento, che Rendimento Etico si impegna a tutelare.
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