Nelle ultime settimane, dopo alcuni mesi di spread ai minimi storici, stiamo assistendo a un’impennata.
Che cosa significa? Ma soprattutto, che impatto ha sulla collettività e sulla tua vita? Dovresti preoccuparti?
Spread in inglese significa letteralmente scarto, divario e sta a indicare genericamente una differenza.
La differenza a cui si riferiscono i media quando paventano l’aumentare dello spread, è quella tra i titoli di stato italiani a 10 anni (i BTP) e quelli tedeschi equivalenti, tra i più bassi e d’Europa e del mondo.
Qual è il senso di questa comparazione?
Semplice: sta a indicare quanto è rischioso prestare a un Paese rispetto a un altro.
Infatti, l’emissione dei BTP è una tra le modalità che gli Stati hanno di finanziarsi: per coprire le loro spese chiedono veri e propri prestiti a banche e risparmiatori, in cambio della promessa di un interesse alla scadenza predefinita (5, 10, 20 anni e così via). Se un sistema economico è solido, il prestatore è praticamente certo di riavere indietro il suo prestito, e si accontenta di un tasso inferiore. Se un Paese è rischioso, dovrà convincere il mercato con la promessa di alti rendimenti.
L’Italia è uno tra i paesi con lo spread più alto dell’Eurozona.
Potrebbe sembrare che chi compra BTP possa beneficiare dell’aumento dello spread, ma paradossalmente non è così.
L’aumento dello spread ha un grande peso sulla collettività e ovviamente anche sulle tue specifiche tasche.
Il primo impatto è sul debito pubblico. Infatti lo Stato italiano spende molti miliardi di euro all’anno SOLO per corrispondere gli interessi ai propri creditori. Quei soldi non vengono investiti in opere pubbliche o in interventi che fanno crescere il paese: vanno semplicemente a compensare il rischio che banche e risparmiatori si assumono prestando soldi al nostro Paese.
Intanto il debito pubblico aumenta e va coperto con più tasse e meno servizi.
È un cane che si morde la coda.
Lo scenario peggiore? Se nessuno comprasse più i titoli di Stato, come è accaduto nel 2011 a Grecia, Irlanda e Portogallo durante la crisi dei debiti sovrani, sarebbe necessario o tagliare drasticamente le spese (ad esempio stipendi pubblici e pensioni) oppure fare ricorso al Fondo Monetario Internazionale. Questo significherebbe il commissariamento del Paese.
In più, si verificherebbero impatti importanti per le banche, che sono tra i maggiori finanziatori di BTP. Questo si traduce in un aumento del costo dei nuovi mutui e dei finanziamenti alle imprese. Con un rallentamento generale dell’economia, anche quella reale.
Ed ecco che tutto torna sempre a pesare sul contribuente.
Oggi esistono dei canali di finanziamento alternativi ai classici strumenti bancari, che le imprese possono affiancare ai prestiti tradizionali per investire nella propria crescita.
Un esempio è il crowdfunding, che in ambito immobiliare riscuote particolare apprezzamento, sia da parte dei risparmiatori che da parte delle imprese. Il crowdfunding è una forma di finanziamento dal basso: l’impresa propone un progetto immobiliare alla community che lo finanzia a partire da 500 euro a persona. Al termine prestabilito, l’impresa rende ai prestatori il capitale con gli interessi.
Questo è conveniente per entrambe le parti: per l’impresa si tratta di un modo pratico, veloce e partecipativo per sostenere la propria crescita, per il risparmiatore si tratta di un investimento disintermediato e a breve termine. E nel caso dell'immobiliare, con molti meno rischi rispetto ad altri investimenti.
Non solo. Rendimento Etico è l’unica realtà immobiliare in Italia che, quando dietro all’affare c’è una famiglia indebitata, come spesso accade, si impegna a sostenerla attivamente e gratuitamente.
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