Hai mai sentito parlare di gentrification? Si tratta di un interessante fenomeno urbano che ha interessato interi quartieri delle grandi città europee e statunitensi. La gentrificazione ha avuto negli anni un impatto sociologico non sempre positivo, ma ha anche significato decoro e sicurezza in aree un tempo degradate.
Andiamo a vedere nel dettaglio che cosa significa questo termine.
Il termine viene da “gentry”, con il quale si identificava, nel Regno Unito, la “piccola nobilità”. Nel 1964 la sociologa Ruth Glass coniò il termine gentrification per identificare l’evoluzione di alcuni quartieri operai londinesi dove stavano cominciando a trasferirsi migliaia di famiglie borghesi, determinando un cambiamento evidente.
Ci sono voluti circa quattro decenni perché il termine fosse italianizzato e il fenomeno rilevato anche nelle grandi città del Bel Paese.
Oggi gentrificazione o gentrification stanno a indicare la “colonizzazione” ad opera della classe media di un quartiere generalmente centrale e prima abitato solamente dalla classe lavoratrice. Lungi dall’essere un fenomeno meramente demografico, questo processo comporta una vera e propria rivoluzione nei quartieri: gli esercizi commerciali cambiano, sorgono ristoranti e locali, gli immobili vengono completamente ristrutturati con un conseguente aumento di prezzo. Il quartiere acquista nuova vita e nuovo decoro, ma negli anni è anche successo che gli affitti crescessero a tal punto da comportare uno spostamento degli abitanti originari verso zone più periferiche.
La gentrification è ciò che è avvenuto ad esempio nel quartiere Shoreditch a Londra, Pigalle a Parigi, Kreuzberg a Berlino, Testaccio e Pigneto a Roma, Isola e Navigli a Milano, San Salvario a Torino e così via.
Ma com’è nato questo fenomeno? Che cosa spinge famiglie della classe agiata a trasferirsi in quartieri operai?
I primi movimenti urbani in tal senso avvennero negli Stati Uniti tra gli anni ’60 e gli anni ’70.
Se fino a pochi anni prima le famiglie abbienti si trasferivano in villette in quartieri residenziali per sfuggire al traffico, alla criminalità e al degrado che spesso contraddistinguevano i centri delle metropoli, nei decenni successivi la vita cambiò radicalmente: le coppie si sposavano più tardi, non necessariamente erano interessate a generare famiglie numerose, e molti impieghi si erano spostati dalla produzione nelle fabbriche ai servizi nelle città. Inoltre la maggiore integrazione aveva reso i centri urbani più sicuri. L’aumentata richiesta di alloggi in città non trovava tuttavia un’offerta adeguata, così molte persone, in primis artisti e intellettuali, cominciarono a considerare quartieri semi-centrali dove l’offerta era maggiore, i prezzi più bassi e, non ultimo, la scelta conferiva un'allure di anticonformismo.
Tali situazioni costituivano ovviamente una miniera d'oro per gli immobiliaristi e molti palazzi furono ristrutturati e costruiti ex novo, portando i prezzi al rialzo.
Le teorie di economisti e sociologi sull’argomento sono divise in due posizioni. Alcuni studiosi sostengono che sia stata la domanda di alloggi più centrali da parte della classe media a determinare la gentrificazione di molti quartieri; altri sostengono il contrario, ovvero che sia stata l’aumentata offerta, determinata da sapienti scelte degli investitori, a muovere la domanda, portando di fatto a un totale ricambio degli abitanti del quartiere.
E se il fenomeno storico non ha cessato di verificarsi, a questo si è aggiunta, negli ultimi anni, una gentrificazione “turistica”: all’aumentare dei flussi turistici anche grazie alla disponibilità di voli low cost, alcuni quartieri di grandi città europee sono diventati una sorta di grandi alberghi diffusi, perdendo la loro autenticità.
I lavori di restauro che stanno interessando moltissimi edifici, spinti dai bonus governativi, rischiano di portare i tessuti urbani in quella direzione?
In realtà i bonus governativi e i restauri ad opera di privati cittadini e imprese immobiliari sono estremamente diffusi sul territorio e non sono localizzati in quartieri particolari. La riqualificazione è oggi molto diffusa e ha un forte impatto positivo sulla vivibilità e sulla sicurezza non solo di aree centrali e periferiche delle grandi città, ma anche delle province e dei piccoli centri.
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