Warren Buffett lo ha definito la seconda persona più influente della sua vita dopo il padre: Benjamin Graham, il “decano di Wall Street”, fu un grande investitore e un grande teorico della finanza e degli investimenti. I suoi libri sono tutt’ora considerati letture fondamentali per chiunque si approcci al mercato azionario e non solo. Vediamo la sua storia e alcuni dei principi da lui teorizzati che ti possono sempre tornare utili.
Graham, al secolo Grossbaum, nacque a Londra nel 1894 da una famiglia ebrea che presto si trasferì negli Stati Uniti. Il padre morì presto e la madre crebbe da sola tre figli, in gravi difficoltà economiche. Ma Graham era uno studente dotato e potè studiare Scienze alla Columbia University grazie a una borsa di studio. Subito dopo la laurea cominciò a lavorare come commesso a Wall Street per pochi dollari. Nel giro di pochi anni arrivò a scalare la gerachia aziendale diventando socio della società di brokeraggio per cui lavorava. Nel 1919 guadagnava 600.000 dollari all’anno, l’equivalente di diversi milioni di dollari di oggi. Fu in quel periodo che cambiò il proprio cognome da Grossbaum a Graham. Nel 1926, con un socio, fondò la sua società d’investimento, la Graham-Newman Partnership: trent’anni dopo, poco prima del meritato pensionamento del suo fondatore, la società assunse Warren Buffett.
Con il crollo di Wall Street nel ’29 e la Grande Depressione la società perse enormi capitali ma riuscì a stare a galla. Graham fece tesoro delle informazioni acquisite: non solo scrisse testi divenuti poi pietre miliari sulla finanza, ma di lì in poi crebbe costantemente, senza mai subire una perdita fino al 1956, quando si ritirò dal mercato azionario, continuando a insegnare. Nel 1976 morì, all’età di 82 anni.
Graham fu insegnante alla Columbia University, dove mise a punto le sue teorie sul value investing, di cui è considerato il padre.
Secondo la sua visione, i parametri da considerare quando si investe in un’azienda non sono quelli tecnici legati strettamente al mercato, ma valutazioni di bilancio e indicatori strettamente collegati all’azienda.
Quello che Graham chiamava Mr Market, ovvero il signor Mercato, è capriccioso e nel breve periodo si comporta come una macchina per il voto. L’investitore saggio non dovrebbe vendere o acquistare facendo gli interessi del mercato, ma basandosi unicamente sull’analisi finanziaria della società: nel lungo termine infatti il mercato, a prescindere dalle fluttuazioni a volte irrazionali, rifletterà il vero valore delle azioni, come una bilancia.
A Mr Market si può vendere, da lui si può acquistare, ma esiste anche la possibilità di ignorarlo se la sua offerta non interessa l’investitore. Questo concetto viene definito “uso del mercato”.
Un altro concetto chiave del value investing teorizzato da Graham è quello del “margine di sicurezza”: comprando azioni quando sono molto al di sotto del loro valore, permette di ottenere profitto in caso di rialzo e di non perdere troppo se invece il mercato vacilla.
Benjamin Graham scrisse le sue teorie sul libro Security Analysis, uscito nel 1934 e primo testo che analizzava sistematicamente la teoria e la tecnica degli investimenti; e su The Intelligent Investor, uscito nel 1949 e definito da Buffett “di gran lunga il miglior libro sugli investimenti mai scritto“. Ancora oggi, quest'ultimo testo è una vera e propria bibbia per gli investitori.
Graham ebbe anche voce in capitolo nella stesura del Securities Act, un provvedimento emanato dagli USA nel 1933, a seguito del crollo di Wall Street, che tra le altre cose rendeva obbligatoria la pubblicità dei bilanci delle aziende, che dovevano essere certificati da revisori indipendenti.
Oggi investire è diventata una pratica molto più diffusa rispetto ai tempi di Graham: chiunque infatti può investire in maniera autonoma i propri risparmi online, e può farlo anche se dispone di micro-capitali.
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