Inventare qualcosa che prima non c’era, avere l’idea giusta nel giusto momento storico, essere capaci di interpretare i bisogni delle persone e di soddisfarli con l’utilizzo della tecnologia, ormai onnipotente: chi rientra in questo profilo, probabilmente è un imprenditore di successo.
Che cosa hanno in comune i più grandi? Non necessariamente importanti studi accademici, né tantomeno famiglie facoltose che li hanno aiutati a cominciare.
Piuttosto, una missione. Queste le parole di Daniel Ek, fondatore di Spotify.
Ecco alcuni degli imprenditori viventi che più hanno cambiato la nostra quotidianità grazie alle loro intuizioni.
Il fondatore di Microsoft è stato l’uomo più ricco del mondo per tredici anni consecutivi. Oggi è “solo” al terzo posto con un patrimonio stimato di 107 miliardi. Probabilmente è grazie alle sue competenze tecniche e alla sua abilità di uomo d’affari, se oggi l’utilizzo del computer è intuitivo e alla portata di chiunque, non solo degli informatici.
Classe 1955, lascia gli studi in legge ad Harvard per dedicarsi al suo progetto informatico, assieme al suo socio Paul Allen e all’età di 23 anni è a capo di una tra le aziende più promettenti del mondo, ma questo non gli impedisce di revisionare ogni singola riga di codice che esce da Microsoft.
Conosciuto come un datore di lavoro molto impegnativo e come concorrente spietato, nel 2014 lascia la sua creatura per dedicarsi completamente alla filantropia, con la fondazione che gestisce con la moglie Melinda Gates.
Colui che, nel bene e nel male, ha rivoluzionato completamente i rapporti sociali (e molto altro), vanta oggi un patrimonio di circa 116 miliardi di dollari ed è uno tra gli uomini più potenti del pianeta.
Intuisce la potenza delle reti informatiche per tenere in contatto le persone già frequentando le aule di Harvard, dove studia informatica. Sviluppa un annuario online per la propria università e presto lo rende disponibile ad altre importanti università americane. Lascia presto gli studi per trasferirsi a Palo Alto e dedicarsi completamente al progetto Facebook che in breve viene sviluppata su livello globale. Arrivano investimenti importanti e i traguardi si susseguono fino alla quotazione in borsa nel 2012. La strategia della compagnia, oggi Meta, prevede anche l’acquisto di molte startup tecnologiche che potenziano notevolmente tutto l’ecosistema. Tra queste Instagram e WhatsApp
Altri big della tecnologia made in USA è il fondatore di Amazon, l’ecommerce per antonomasia.
Laureato a Princeton in Computer Science, la sua carriera comincia nel mondo finanziario, e a trent’anni è presidente di un fondo d’investimento.
Presto molla per dedicarsi a un’intuizione: la vendita online di libri. Comincia con diecimila dollari propri e si rimbocca le maniche con la moglie: insieme si occupano di qualunque mansione, dalla contabilità alle spedizioni, e a breve crescono. Amazon comincia a vendere anche cd e merchandising e cresce come marketplace. Tanto che a soli 35 anni Bezos viene nominato Uomo dell’anno dal Time, che mai prima di allora aveva insignito un imprenditore di tale titolo, riservato ad attivisti, politici, papi. La bolla delle dotcom penalizza l’attività a fine anni 90, facendo precipitare le azioni, ma Bezos non molla e oggi rappresenta il più grande negozio al mondo, con importanti investimenti anche su web services, cloud e logistica.
L’uomo che ha rivoluzionato il modo di viaggiare all’interno dell’Europa è il CEO di Ryan Air.
Si paga gli studi lavorando come barista, e dopo la laurea si occupa di fisco. Qui conosce Tony Ryan, un imprenditore che noleggia areai alle compagnie di bandiera. Ma non è ancora il momento della grande svolta di O’Leary, che lascia il posto fisso per aprire una propria edicola. Nel frattempo Ryan fonda una compagnia aerea e O’Leary, ammirato dall’ascesa di un suo ex cliente, si offre a stipendio zero pur di avere un posto in contabilità.
Grazie all’esperienza e all’intuizione di importare in Europa il modello South West Airlines, compagnia low cost attiva negli USA, è pronto per Ryan Air.
L’uomo che ha rivoluzionato l’industria musicale e la sua fruizione quotidiana con la sua app Spotify, ha lasciato l’università dopo solo otto settimane per dedicarsi al suo progetto imprenditoriale. Nato nei sobborghi operai di Ragsved, in Svezia, oggi la sua azienda vanta una capitalizzazione di 50 miliardi di dollari.
Dopo essere stato il CEO di uTorrent, poi acquistato da BitTorrent, e quindi a strettissimo contatto con la pirateria che a quell’epoca stava affossando il mercato della musica, la sua intuizione è quella di trattare i pirati come concorrenti e sviluppa un’app che permette di ascoltare tutta la musica del mondo (proprio come i siti pirata) ma infinitamente più facile da usare.
Rendimento Etico sta rivoluzionando il mondo degli investimenti immobiliari con la sua prospettiva etica.
Anche in questo caso la tecnologia e la community fungono da fattore abilitante: grazie al crowdfunding è infatti possibile raccogliere capitali da destinare a un progetto. Rendimento Etico, cronologicamente, è una tra le prime piattaforme italiane che si concentrano esclusivamente sulla raccolta di capitali per operazioni immobiliari. Il modello è quello del lending crowdfunding: le imprese immobiliari che raccolgono fondi hanno la possibilità di sfruttare un canale di finanziamento più veloce rispetto ai canali tradizionali, mentre i risparmiatori che prestano soldi per le operazioni, ricevono a scadenza il prestito e gli interessi maturati.
Ma la vera differenza di Rendimento Etico è la sua vocazione etica, unica nel panorama degli investimenti immobiliari. All’interno del circolo virtuoso del profitto, secondo il Manifesto Etico, devono essere previsti fondi per progetti etici e, qualora l’immobile oggetto dell’operazione sia di una persona indebitata, un aiuto concreto all’azzeramento del debito.
Rendimento Etico nasce con l’obiettivo di rispondere ai bisogni del mercato di riferimento e oggi è la piattaforma che in Italia eroga più finanziamenti per opportunità immobiliari etiche.
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